Carlo è uno che ne ha viste tante, il suo ruolo di discografico gli ha permesso di vivere la musica da vicino e di conoscere molti artisti importanti. Sulle pagine social ci regala alcune testimonianze preziose del suo vissuto ma non solo. In questo racconto ci parla di luce che acceca, quella dei Talking Heads e del loro Remain in light.
Uno dei vantaggi nell’avere una certa età è quello di poter affermare che la carriera di certi gruppi l’hai seguita in tempo reale e all’età giusta. Ovvero dal loro primo Lp. Dei Talking Heads avevo già la loro discografia completa (vabbè, tre dischi ufficiali più un promo live della Warner che mi era costato un occhio), che aveva scandito, anno dopo anno, i momenti pregnanti della mia formazione come ascoltatore. Suonavano come nulla avessi mai ascoltato prima. Inseriti sommariamente nel calderone punk wave statunitense, in realtà la loro originalità era (è) talmente spiccata da non avere termini di paragone. Remain In Light arrivò al momento giusto. Lessi solo più avanti che questo album faro della musica contemporanea salvò praticamente la band dallo scioglimento. La figura troppo ingombrante del dinoccolato e intellettuale Byrne e gli equilibri mutati per via del matrimonio tra Tina e Chris (affiatamento della sezione ritmica portato ai massimi livelli), sembravano motivi validi per avviarsi a carriere soliste e considerare chiusa quella luminosa esperienza. Anche Eno non aveva nessuna voglia di mettere le mani di nuovo alla produzione di un altro album dei TH. Poi l’incontro alle Bahamas, le demo strumentali, l’innamoramento di Tina e Chris per Afrodisiac di Fela Kuti etc etc. fecero tornare la coesione necessaria. Per fortuna. Perché questo Lp, acquistato appena uscito da quel tossico spacciatore di dischi al Ponte Tuscolano, fu un’illuminazione davvero accecante. L’ascolto in cuffia poi svelava la sua incredibile poliedricità, tutti quei colori vividi, quell’anima e quel sangue che (forse) non era emerso con la stessa prepotenza nei tre album precedenti. E dopo averlo mandato a memoria, aver viaggiato per migliaia di kilometri senza spostarti dalla tua camera insieme a quelle canzoni, ecco che arrivano in città a proportelo dal vivo. Anche questo al momento giusto. Con quello che è stato uno dei concerti più importanti della mia vita, come di quella della maggior parte di coloro che ebbero la fortuna ed il privilegio di prendervi parte. Rimanere nella Luce, titolo profetico. Fiumi di inchiostro sono stati versati per descriverne la magnificenza. Ma nessuno, penso, poteva immaginare che a quarant’anni dalla sua pubblicazione questo oggetto continuasse ad emanare davvero la sua luce potente, inesauribile. Eterna.
Carlo Martelli

Carlo Martelli, classe 1961, appassionato e attivo professionalmente nel mondo della musica sin dai primi anni Ottanta, come autore e conduttore di programmi radio, inizia nel 1990 in discografia alla BMG/RCA, nella storica sede di Via Tiburtina, dove da promoter del repertorio internazionale in breve diventa prima label manager di alcune prestigiose licenze quali MUTE, Mushroom, Giant, American Recordings e altre ancora e poi Head of International firmando anche alcuni artisti italiani di provenienza alternative tra i quali il rapper LOU X. Dopo quasi un decennio, alla fine del 1999, viene chiamato ad aprire la divisione discografica ExtraLabels in seno alla EMI in qualità di General Manager, con la missione di reperire talenti nella scena indipendente. Sua la responsabilità del lancio di artisti tra i quali Caparezza, Interpol, The Notwist, Royksopp, Calexico, oltre al consolidamento del roster della MUTE (Depeche Mode, Nick Cave, Moby, Jon Spencer Blues Explosion, Goldfrapp e altri ancora) che seguì Martelli in ExtraLabels. A seguito dell’implosione del mercato discografico e del successivo fallimento della EMI, alla fine del 2004 inizia il suo lavoro come professionista nel management curando gli interessi di alcuni degli artisti per i quali era stato discografico., Torna nelle major come consulente A&R per SONY e poi Vice Presidente della filiale italiana dell’aggregatore di contenuti digitali Zebralution, in orbita Warner Music. Dopo un’altra esperienza come GM del nuovo progetto discografico indipendente Sunny Bit, sempre rivolto allo sviluppo di nuovi talenti, apre il suo marchio The Smoking Music , agenzia media e consulente promozione e marketing per artisti italiani e labels internazionali quali, ad esempio, la berlinese City Slang. Attualmente, continua a curare il lancio di artisti italiani ed internazionali attraverso il suo marchio.